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mercoledì 18 dicembre 2019

Perché i Laburisti...

Giovedì 12 dicembre è stata una data che riecheggerà nella memoria degli Inglesi per tanto tempo: le elezioni politiche, che hanno visto vincitore Boris Johnson, leader dei Tory, stanno avendo una risonanza non solo nel territorio del Regno Unito, ma anche in tutta Europa. Il ri-eletto primo ministro ha di fatto declinato la sua campagna elettorale sul tema della Brexit, promettendo un’uscita imminente quanto necessaria (secondo il suo discutibile punto di vista) dall’Unione Europea, benchè si rinunci alla politica della Hard Brexit, prospettata in alcuni momenti della campagna elettorale.
La sua vittoria, ai danni del leader del partito laburista Jeremy Corbyn, non è altro che l’immagine dell’ondata politica sovranista e nazionalista che sta dilagando in tutto il nostro continente, difficilmente definibile centrista, aspetto che occasionalmente ha  caratterizzato il partito dei Tory, basti pensare a quanto fossero centro-conservatori i maggiori e più influenti leader storici, ad esempio Churchill e Thatcher.
Johnson ha fatto un gioco di necessità virtù, trovando un accordo in extremis con Bruxelles e dimostrarsi al pubblico inglese come colui che ha reso l’idea di Brexit attuabile in un periodo di tempo relativamente breve (si parla di un’uscita dall’Europa entro il 31 dicembre 2020), benchè ora si stia teorizzando un periodo di tempo cuscinetto, più morbido nei passaggi e che porti comunque (entro gennaio febbraio) ad una Exit veloce.
Corbyn ha sofferto la mancanza di idee ed alternative alla Brexit, concentrandosi più sulla politica interna rispetto a quella estera, prevedendo la possibilità di futuri referendum per rispondere a chi del proprio elettorato vedeva, comunque, la Brexit come una soluzione teoricamente giusta, ma sbagliata nelle modalità, ma sopratutto per attrarre quell'elettorato storicamente laburista ed ora liquido che stava tra l'astensionismo e la Brexit. Infatti l'operazione non è riuscita, questi ultimi hanno votato tutti Johnson. La mancanza di un polo radicale Laburista che proponesse una alternativa netta a Johnson non c'è stata, l'elettorato dei Labours è rimasto nei centri culturali e nelle Cities, con 10 MLN di voti Corbyn ha subito la sconfitta storica del Labour Paty, 203 seggi, con l'alta borghesia ed i ceti popolari che si rivolgono a Johnson.
Possiamo parlare di una sconfitta netta? I dati dimostrano come egli è riuscito sia a moltiplicare gli iscritti sia, soprattutto, a coinvolgere i giovani (circa il 40% hanno votato degli under 40 hanno votato Labourista), i quali rappresentano quella luce in fondo al tunnel che manifesta l’idea che l’Unione Europea debba esser un’entità sovranazionale necessaria e solidale, il cui motore è la volontà di noi giovani,di diversi paesi,di costruirsi un futuro roseo e di vederci uniti nelle diversità.
Hamza El Moukadar

mercoledì 20 novembre 2019

PERCHE' ILARIA CUCCHI HA VINTO

La Direttiva europea del 2012 sulle vittime di reato riporta la parola “rispetto” o qualche suo derivato ben 29 volte:

 “Gli Stati membri assicurano che le vittime siano riconosciute e trattate in maniera rispettosa” (…) “di trattarle con dignità e in modo rispettoso e sensibile”, e via dicendo.

Un affetto straordinario va ad Ilaria Cucchi e ai suoi genitori, che troppo spesso in questi anni hanno subito un trattamento tutt’altro che rispettoso.
Infatti hanno dovuto ricordare all'opinione pubblica, ma molto spesso a quella politica di non essere loro gli accusati, di non essere loro ad aver commesso qualcosa al di fuori della legge e del rispetto per il prossimo. Troppo spesso la vicenda di Stefano Cucchi è stata strumentalizzata dalla politica, portandola fuori dalla  dimensione del Processo e prevenendo ingiustamente qualsiasi tipo di sentenza.

Una parte della politica ha voluto semplificare la vicenda con il semplice fatto che Stefano soffriva di Tossicodipendenza, senza guardare al fatto che una persona è stata maltrattata e uccisa perchè ritenuta colpevole di un illecito.
Nonostante il Principio, fondamentale nel nostro Stato di Diritto, del divieto di autotutela privata, si è voluto ammettere che una persona anche se uccisa fosse comunque colpevole della sua situazione, della sua morte perché colpevole di altri illeciti.
Un concetto assolutamente inaccettabile.

Le percosse verbali usate da esponenti politici, ministri e parlamentari, che dovrebbero nel loro ruolo avere una posizione rispettosa della terzietà del processo e delle sue parti, tutte hanno sempre additato la famiglia cucchi come colpevole.

Ilaria ha vinto, perché ha portato giustizia: per lo Stefano, per la sua Famiglia, per lo Stato e per l'arma dei Carabinieri.

Sono immorali ed inaccettabili le parole dell'Ex Ministro Salvini: "questo dimostra che la droga fa male"; Stefano non è stato ucciso dalla droga, ma dalle percosse di due depravati, la cui condanna è arrivata con 10 anni di ritardo anche per colpa di chi, come lui, di fronte all'evidenza ha preferito fare finta di nulla, ai danni di tutta la famiglia Cucchi, della memoria di Stefano e di tutta quella parte d'Italia che crede nella giustizia, indipendentemente da chi deve essere condannato.

Edoardo Brantschen, resp. org. GD Scandicci
Tommaso Francioli, segretario GD Scandicci

venerdì 1 novembre 2019

Il popolo cileno si è risvegliato.


Dopo anni di soprusi economici, sociali e civili in Cile rinasce la rivoluzione e sta accadendo proprio adesso, davanti agli occhi di tutto il mondo .
Trent'anni di ingiustizie, corruzione, abusi, menzogne hanno caratterizzato una condizione passivamente accettata, dopo tutto si tratta di 27 anni di prigionia, di vera e propria dittatura.
La storia sembra quasi ripetersi, ma stavolta il popolo non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa e ha un obiettivo: quello di conquistare veri diritti, una nuova costituzione (quella attuale è ancora strumento della dittatura!)
Sembrava incredibile che la popolazione si potesse accontentare del minimo, delle fake news, di convivere nella corruzione,non rendendosi conto quanto le situazioni nella Storia si ripetano, seppur diversamente.
Qualche settimana fa arrivai a casa e mia mamma era al cellulare con mio zio, sembrava agitata; ho acceso la TV e ho visto un servizio su SkyTg di giusto qualche secondo “disordini in Cile per l’aumento del costo del biglietto della metro”, venivano affiancate immagini del palazzo dell’Enel nella capitale in fiamme. La prima reazione è stata “ma sono impazziti? cosa sta accadendo?”
Sta accadendo ciò che doveva accadere, il quadro politico è complesso e viene più semplice spiegarlo con una metafora.
Prendiamo un iceberg: la punta che si vede al di fuori del mare rappresenta l’aumento di prezzo dei mezzi pubblici (la goccia che ha fatto traboccare il vaso), il sistema di tassazione non progressivo e al vantaggio dei ceti più ricchi; mentre tutto ciò che sta sotto è ciò che realmente ha risvegliato il popolo cileno, e che li ha spinti a lottare per i propri diritti. Il Cile è infatti uno dei paesi più ricchi dell’America Latina, ma è anche uno dei paesi con le maggiori diseguaglianze sociali tra i 36 membri dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Parliamo di un popolo che da più di 30 anni ha uno tra i peggiori sistemi scolastici esistenti ed è il più caro del Sud America.
Parliamo di un Paese dove è in crisi il sistema pensionistico, la pensione media è di 200 dollari mensili e dove il salario minimo per un lavoro nella norma è di 400 dollari mensili. Parliamo di situazioni lavorative precarie, di un sistema sanitario scarso e caro.
Un Paese dove il salario dei politici è 33 volte maggiore dello stipendio del lavoratore medio.
Solo nel 1990 il Cile é uscito da una dittatura di carattere fascista durata 27 ANNI.  Dopo una rivoluzione per i diritti com'è possibile che siano tornati i carri armati per le strade, il coprifuoco? Come possiamo spiegarci che sia tornato un governo ottuso, conservatore, repressivo? Quella rivoluzione tanto combattuta è fallita alla sua nascita?
Finalmente dopo anni di precarietà, dove tanti governi di diverso orientamento si sono succeduti senza risolvere niente, il popolo cileno si è svegliato con un semplice gesto di ribellione da parte di giovani studenti che qualche settimana fa hanno iniziato a saltare le porte della metro per non pagare il biglietto, che ha subito un caro prezzi esorbitante
Da quando l’attuale presidente Sebastián Piñera é in carica (dal marzo 2018) il prezzo dei trasporti è infatti aumentato 3 volte, per un un totale del 76% di aumento di prezzo dal 2007, un dato rilevante se si pensa che nel frattempo i salari sono rimasti gli stessi.
Un esempio per far capire quanto sia grave la situazione:  in una comune vicino la capitale, Pirque, il biglietto del bus andata e ritorno costa 2.10$, mentre quello della metro 2.20$; se una persona prende tutti i giorni i mezzi per andare a lavoro spende 128$, più della metà di una pensione, solo per recarsi e ritornare dal posto di lavoro.
Questo è solo uno dei tanti motivi elencati sopra per cui oggi i cileni si ritrovano a protestare in piazza.
Ció che mi ha sorpreso di più appena ho visto il servizio è che non si é parlato dei problemi che ha il Paese, ma solo dei disordini che stavano accadendo, senza una spiegazione, come se Le persone fossero impazzite per un biglietto un po’ più caro e avesse iniziato a dare fuoco ad edifici.
È molto di più di questo, se si vuole un cambiamento così grande non si può stare a braccia conserte ne ad aspettare che la situazione migliori da sola, la protesta è giusta anche se in mezzo alla lotta relativamente pacifica c’è chi se ne approfitta, infiltrati che rubano e saccheggiano supermercati.
Pochi giorni dopo l’inizio delle manifestazioni  di massa e dopo i primi segnali di disagio (edifici in fiamme,ecc) il Presidente ha dato l’ordine di fermare ogni tipo di libera manifestazione e protesta per le strade e ha messo il coprifuoco, aumentando il terrore mettendo carri armati e militari per le strade della capitale e delle città dove il disordine era alto. Ma le proteste non cessano da parte nessuno, e con nessuno si intende anche coloro che avevano votato Piñera.
L’atmosfera di repressione ma di rivoluzione porta a pensare a Salvador Allende e a coloro che hanno scritto e cantato canzoni contro la dittatura e a favore dell’ultimo governo prima del golpe, come Victor Jara, Violeta Parra, gli Inti Illimani, canzoni come “El pueblo unido”, un po’ come la nostra “Bella ciao”, vengono intonate e urlate a squarcia gola in tutto il paese.
É ovvio che ciò che sta accadendo non è paragonabile (in termini di vittime) al colpo di Stato e alla  dittatura di Pinochet (durata dal settembre 1963 al 1990), dove si calcola che le vittime dei militari furono circa  3508 (2300 assassinati o giustiziati, 1.210 sparizioni forzate, desaparecidos...) e 28000 vittime di tortura, di persecuzione, esilio forzato o prigionieri politici , per un totale di circa 31.000-32.000 persone vittime a vario titolo del regime, portati a 40.018 tra morti e perseguitati, secondo un computo del 2011.
Ma con la rivoluzione in corso parliamo comunque di 142 morti fino ad oggi, di 12 presenti abusi su donne, e sopratutto di decisioni molto simili a quelle che erano state prese nel 1973.
Molti non capiscono che ciò che si intende quando si dice “la storia si sta ripetendo” è che la stessa gente che oggi protesta per una vita migliore e che vede i carri armati per le strade, é la stessa che 30 anni fa doveva bruciare libri in casa per non essere arrestato, aveva il coprifuoco e il terrore dei militari; è la stessa che ha perso il marito, il fratello, o il figlio, perché ucciso o scomparso.
Oggi il Cile è sveglio per questo: nonostante la democrazia sia tornata 29 anni fa, i governi, sia di destra che di sinistra, non hanno tratto vantaggio  le risorse del paese (come il rame, sfruttato dagli USA fin dai tempi della dittatura) ne garantito ill popolo di un sistema sociale funzionante e dignitoso (scuola,sanità,pensioni...). Si parla di rivoluzione perché per la prima volta in piazza Italia (a Santiago) venerdì 25 ottobre 2019 oltre  un milione di persone hanno marciato, si parla di rivoluzione perché i cileni stanno lottando con tutte le proprie forze per avere ciò che da tempo li spetta, rompendo ogni regola imposta.
Vorrei tanto essere lì, a lottare con loro, con la mia famiglia, per i diritti di tutto il Paese che rappresenta le mie origini, il mio sangue; in questi giorni il ritornello “El pueblo, unido, jamás será vencido” rimbomba nella mia testa più che mai.

Alexandra Scardino Soto



mercoledì 16 gennaio 2019

Nasce "Make a Change"- 100 Giovani insieme a Sandro Fallani


"Make a Change , Immagina la tua Scandicci" - 100 giovani per Sandro Fallani

Il 23 Gennaio parte Make a Change Scandicci, un format promosso dai Giovani Democratici Scandicci, rivolto a tutti i giovani under 30, per discutere idee e temi sulla città.

L'evento si terrà al ristorante Il Ponte, presso l'omonima casa del popolo, vicino Piazza Matteotti.
L'iniziativa vedrà presente la figura del Sindaco Sandro Fallani, che ascolterà le proposte di molti giovani, provenienti dalla varie realtà giovanili della città, ma anche dei singoli partecipanti.
All'iniziativa parteciperanno anche la Federazione degli Studenti e Rete Studenti Medi.
Le idee migliori saranno raccolte, per creare un contributo al programma del Sindaco Fallani, che si presenterà alle prossime amministrative.
Sono già un centinaio le adesioni raccolte.
L'evento parte alle ore 19.30 con un aperitivo e dei tavoli di lavoro, al fine di promuovere un dibattito tra i giovani, verranno alla luce varie proposte, partendo da quelle elaborate dai GD in questi mesi. 
Alle 21.00 conclude il Sindaco, che raccoglierà le impressioni e le idee venute fuori nella prima parte dell'iniziativa.
Non finisce qui, alle 21.30 inizia un concerto, animato dalle giovani Band emergenti di Scandicci.

GIOVANI DEMOCRATICI SCANDICCI