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mercoledì 24 dicembre 2014

La spaventosa semplicità del Natale


Il mio Natale è sempre stato una teglia di lasagne, tovaglie rosse e panforte
Nonna che si sveglia al mattino e prepara la besciamella con la messa alla TV " Perchè qualcuno deve rimanere a preparare ", dice lei. Il Mio Natale sono io che alle prime luci del 25 sistemo i segnaposto per il pranzo e purtroppo qualcuno lo devo riporre dentro la scatolina perchè le malattie e l'età si portano via anche i più forti
Natale sono mamma e babbo che svegliano mia sorella e le danno un bacio sulla fronte. Le canine che scodinzolano più del solito e che si guadagnano due biscotti in più. Il mio Natale è mio cugino che scende a salutarmi in pigiama, zia col forno acceso e Bianca che prepara i fagioli per la tombola del pomeriggio. I crostini, il Padre Nostro, il tronchetto del vicino, il cane sotto il tavolo e le barzellette di zio. Il mio Natale è decidere a chi spetta l'ultima fetta di torta e chi deve sparecchiare. 
E' la gallina in brodo la sera, il Monopoli dopo cena e gli sbadigli che si fanno avanti al calare della notte. E' vedere le lucine spegnersi piano, le carte dei regali gettate a terra, le briciole del pandoro dimenticate sul tavolo, piatti sporchi da lavare domani e "buonanotti" dette col cuore. Il mio Natale sono quegli ultimi saluti che precedono teste sul cuscino e sogni tranquilli. Quei saluti alle persone care, ma care davvero, quelle a cui appartieni e che nonostante tutte le litigate sono lì accanto a te e continuano a sostenerti e difenderti a spada tratta. Il mio Natale è tutti i giorni dell'anno in cui mi accorgo di non essere sola, quei giorni in cui sorrido senza nemmeno rendermene conto e ringrazio per la vita che mi è stata concessa. 
Il mio Natale è quella quotidianità che non stanca, quel "sempre uguale" che non è mai banale, quel silenziosamente costruire giorno dopo giorno
Perchè, come dice una famosa canzone: tra la partenza ed il traguardo c'è tutto il resto.


Beatrice Bandini


mercoledì 26 novembre 2014

Dove trovare i fondi per tutti?


Una sentenza della Corte di giustizia europea, emessa questa mattina, ha stabilito che il Governo italiano deve assumere almeno 250 mila docenti precari che in questi anni sono stati assunti con contratti a tempo determinato. Tali contratti sono ritenuti illegittimi rispetto alle norme europee e perciò i precari che hanno superato i trentasei mesi di insegnamento a scuola devono essere assunti oppure risarciti
Il Governo ha già manifestato, nella ‪#‎buonascuola‬, l'intenzione di assumere a tempo indeterminato a Settembre 2015 circa 148.100 docenti, più altri 40.000 circa tra il 2016 ed il 2019 attraverso un Concorso nazionale.
La sentenza della Corte europea scompagina le carte sul tavolo: sono infatti almeno 70 mila i docenti in più da assumere, per una spesa pubblica che ammonta a circa 1.5 - 2 miliardi di euro per i prossimi 10 anni.

Assumere tutti i precari della scuola italiana consentirebbe di risolvere, una volta per tutte, il gravissimo problema delle "classi - pollaio" (classi con circa 30 studenti) creato dalla Riforma Gelmini, assolutamente ingestibili per i professori e causa di perdita di efficienza ed efficacia (meno approfondimenti nelle materie, valutazioni della preparazione degli studenti più grossolana, ecc.) per il nostro sistema scolastico.
Dove trovare i fondi? Ogni anno lo Stato italiano spende 500 milioni di euro circa per finanziare gli istituti paritari: questa spesa, assolutamente ingiustificata (le paritarie italiane sono le peggiori d'Europa e sono coinvolte in continui scandali), sia dirottata sulla scuola statale, garantendo un fondo di 5 miliardi di euro (prossimi 10 anni) per finanziare l'assunzione di tutti i docenti precari.

Niccolò Biondi

venerdì 21 novembre 2014

Dietro i computer ci sono persone








Aveva provato a chiedere aiuto ma nessuno le aveva risposto.

Ci aveva provato sfruttando la globalità del social network più conosciuto ma nonostante i nove " Mi Piace " non c'è stata persona che sia riuscita a cogliere il suo grido disperato.
Rilette oggi, quelle poche parole scritte su Facebook dall'indifesa adolescente, suonano come una drammatica profezia : "C'è tempo fino a stasera, stasera e basta, domani se ne vedranno le conseguenze". Martina, 16 anni, era scappata da casa Domenica 9 Novembre, le vane ricerche, durate più di una settimana hanno portato al ritrovamento del corpo della giovane nella mattinata di Martedì.
Il tempo di postare tutto su Internet mandare un messaggio di addio alle amiche e scappare, andarsene da casa nel cuore della notte spegnendo immediatamente il telefono e poco dopo la sua stessa vita.
Non le è servito scrivere il suo dolore ed il suo disagio, i suoi post sono passati inosservati, considerati uno tra i tanti, ed invece le conseguenze di quelle parole si sono viste davvero. Martina lascia questo mondo non ancora donna, non ancora in grado di capire che i momenti di tristezza ci sono per tutti, ma la forza sta nel superarli scegliendo le persone da avere accanto, quelle persone capaci di strapparti un sorriso anche quando hai il viso rigato dalle lacrime. Sorge spontaneo chiedersi se davvero l'uso quotidiano di questi social network abbia portato ad un menefreghismo totale su ciò che viene condiviso: l'importante è pubblicare. Non importa cosa scrivi, non importa se dietro quei computer c'è una persona, giovane, anziana, triste, felice, arrabbiata, divertente, alta,bassa, la cosa essenziale è usare Facebook. Il messaggio trasmesso ai teenagers è che tu sei qualcuno solo se hai un profilo, tu non esisti più, tu sei solo quello che pubblichi, ti lascio un "Mi Piace" perchè ho letto ciò che hai scritto non perchè mi interessa come mai lo hai scritto.
Ricordiamoci che noi non siamo solo un profilo, noi siamo uomini e donne capaci di molto di più di quanto crediamo e siamo in grado di provare quelle emozioni che un portatile non può trasmettere. Siamo in grado di guardare un nostro amico negli occhi e chiedergli perchè in questo periodo è giù, perchè ieri ha scritto quello stato, perchè ieri quando gli ho chiesto come stava ha risposto scuotendo la testa. 
Non sto chiedendo qualcosa di utopico, vi sto dicendo solo che se siamo nati principalmente per provare emozioni e per vivere in società, perchè non lo facciamo?
Così magari Martina, nonostante la sua breve vita, avrà contribuito a creare qualcosa di grande.

Beatrice Bandini

giovedì 20 novembre 2014

E adesso tocca a loro!

Con l'incontro di Sabato scorso, "Insieme x #LABUONASCUOLA", Scandicci si è attivata in prima persona per un'analisi combinata studenti/insegnanti sui vari temi proposti dalla riforma. Gli argomenti del workshop si sono concentrati soprattutto sulla discussione di nuove materie integrative e sulla necessità di un potenziamento di quei corsi che nonostante contribuiscano a creare cittadini consapevoli, sono ritenuti marginali dagli stessi docenti.

L'insegnamento dell'Economia nelle scuole è stato sicuramente uno dei temi più discussi poichè sono stati gli studenti ad esprimersi sull'utilità di un eventuale insegnamento di questa materia, almeno una volta a settimana, a livello di scuola secondaria. Lo scopo è quello di contrastare l'analfabetismo finanziario dilagante tra i più giovani ed anche quello di far leva sul senso civico (un cittadino competente nei rudimenti di economia è anche un cittadino che sa compiere una scelta elettorale più autorevole) che da essa scaturisce. E' stato fatto notare che un'educazione basilare, propedeutica all'apprendimento di alcuni concetti fondamentali di ambito economico non è più presente nella scuola italiana, almeno che non si frequentino indirizzi specializzati. L'inserimento della materia aiuterebbe l’interessato anche nella semplice compilazione di bollette o dichiarazione dei redditi.
Si è discusso della necessità di un rafforzamento della materia di Musica nella scuola primaria che favorirebbe la reintroduzione di una vera e propria educazione musicale, attualmente gestita in modo non uniforme e soggetta alle varie interpretazioni degli insegnanti. Così come sarebbe opportuna una riorganizzazione dell'insegnamento di Educazione Fisica nella scuola italiana che, soprattutto a livello di insegnamento primario, è sprovvista totalmente di un'insegnate abilitato e viene lasciata alla mercé dei docenti di Matematica o Italiano, con risultati discutibili. Anche Storia dell'arte, secondo molti è una di quelle materie totalmente danneggiate dalla drastica riduzione delle ore dedicatele. Il "coding" ed il "computeraggio" sono invece ritenute dagli stessi studenti materie di indirizzo fortemente specifico. La responsabilità dell’insegnamento informatico continuerà a ricadere nell'ambito di tecnici informatici-industriali, che saranno in grado di creare produttori digitali, improntati già verso una futura attività lavorativa, questo lo scopo della riforma.
Molti studenti hanno notato che l'inserimento ed il potenziamento delle materie proposte dalla "Buona Scuola" potrebbe sconvolgere l'attuale organizzazione della didattica. La più grande preoccupazione rimane quella della “non attuabilità” della proposta in quanto il sistema scolastico prevede un orario settimanale piuttosto rigido e poco incline all’inserimento di laboratori o materie ritenute superflue. E' previsto comunque un "organico per l'autonomia" che riguarda proprio l'organizzazione delle lezioni di approfondimento. Si prospetta, in certi casi, la necessaria aggiunta di ore al programma dato che non sarebbe possibile integrare tali laboratori al piano studi poiché visti come non fondamentali. Verrebbe a crearsi un sistema simile a quello già in atto negli Stati Uniti dove vengono stabilite delle materie obbligatorie, mentre altre sono lasciate alla libera iniziativa dello studente.
La previsione di un tale sistema scolastico sconvolgerebbe quello tradizionale dello stato italiano, nel quale si è sempre mirato ad una standardizzazione del piano di studi che quindi ha portato ad un difficile inserimento di tutto ciò che era "in più ". Sicuramente le materie integrative che la Buona Scuola propone, non dovrebbero essere ritenute, da qualunque persona con un minimo di senso civico, secondarie. Potremmo tornare a discutere dell’utilità di insegnamenti ormai desueti ( quali Latino e Greco ) comparati a corsi di indubbia efficacia ( primo fra tutti Economia ) ma questo ci porterebbe ad una infinita discussione sul mantenimento della cultura classica come crescita culturale e formativa per lo studente in un mondo che mira sempre più all’esaltazione del futuro e delle tecnologie raffinate lasciando poco spazio alle radici, alla storia, al nostro passato.
Presto vedremo in che direzione sarà in grado di muoversi l'Italia, e riusciremo a capire se Scandicci, con le varie iniziative organizzate in questo mese, è servita a smuovere una situazione cristallizzata da troppo tempo.


Beatrice Bandini

mercoledì 12 novembre 2014

La mia casa è la scuola, aiutatemi a ristrutturarla

Contestata, chiacchierata, guardata con curiosità e anche apprezzata da qualcuno.
La "Buona Scuola" ha soprattutto il pregio di aver, dopo anni, spostato di nuovo la lente sul problema dell'istruzione pubblica.
Dopo i danni della riforma Gelmini, che ha falcidiato indirizzi dimezzandone ore e risorse, questa è la prima vera riforma volta a riportare la scuola al centro dell'attenzione.
Senza voler rattoppare o tagliare alcunché, la buona scuola punta ad un restauro trasversale in tutti gli ambiti dell'istruzione pubblica: dall'assunzione di nuovi insegnanti per garantire agli studenti una maggiore continuità didattica, alla sburocratizzazione di diverse trafile ai confini del ridicolo per arrivare ad un ragionamento sulla didattica, ridando importanza a materie ormai inflazionate, creando un ponte tra la scuola e il dopo, che sia lavoro od università.
A mio avviso è ottimo anche solo che si strutturi una riforma con queste peculiarità.
La reazione tuttavia non è stata di uniforme soddisfazione: molte sono state le critiche, soprattutto da parte degli insegnanti che si vedrebbero valutati ed assunti solo tramite concorso.
In realtá quello che credo ci debba interessare come Giovani Democratici è la reazione degli studenti.
Innanzitutto per poter esprimere un parere sulla riforma bisognerebbe averla letta, cosa che molti non hanno fatto, limitandosi ai volantini dei vari collettivi anti-tutto e al dilagare sul web si assurde dicerie.
In classe mia, durante una lezione autigestita, abbiamo discusso approfonditamente dell'argomento ed io, testo della riforma alla mano, ho corretto e smentito, laddove necessario, quello che era stato travisato (di proposito e non). La classe a quel punto si è divisa e ne è emerso un proficuo dibattito, che è culminato nella visione espressa da una mia compagna di classe che, con un certo fervore, ha dichiarato " Ci dovrebbero ascoltare. Noi non siamo tecnici, ma a scuola ci viviamo ".
La verità è che nonostante tutte le competenze, tutta l'esperienza e la teoria, nessuno sa meglio degli studenti (forse nemmeno gli insegnanti!) cosa vuol dire vivere la scuola con tutte le sue dinamiche interne che contribuiscono a formare gli uomini e le donne che saremo un giorno.
Personalmente apprezzo la riforma e soprattutto il pragmatismo riscontrabile in alcune sue parti; rimango tuttavia convinta che senza gli studenti, senza il loro rispetto e la loro collaborazione, nessuna riforma sarà mai davvero possibile.
L'unica ricetta, l'unica soluzione, è Ascoltare.
Solo così riusciremo a far ripartire questa scuola.

Silvia Pagliai

venerdì 17 ottobre 2014

La Buona Scuola #LARACCONTIAMONOI



Mentre qualche anno fa Ottobre era noto per la raccolta di funghi e castagne, adesso un altro evento caratterizza questo mese autunnale: l’occupazione. I professori considerano questa pratica, ormai abituale, come il mostro che causa ritardi incolmabili nei programmi e la usano come giustificazione per gite saltate; gli alunni la benedicono rivendicandola ogni anno come unico mezzo per la divulgazione di idee “rivoluzionarie” a dir poco confuse. Tuttavia siamo tutti concordi nel sostenere che questa forma di protesta non ha ancora portato risultati e probabilmente, se condotta con tali modalità, non porterà mai a niente.
Vogliamo provare, cari studenti, a cambiare davvero qualcosa?
E’ stata lanciata il 2 Settembre scorso la prima riforma aperta al contributo di tutti quelli che la scuola la vivono, ai professori, ai tecnici, agli studenti, ai genitori. Smettiamo di coprirci il volto con striscioni e manifesti e mettiamoci davvero la faccia: pubblichiamo video ed interviste che raccontino la nostra idea di una Scuola Buona. Ottobre e Novembre saranno i mesi della mobilitazione generale che, partendo dai GD di tutta la Toscana, darà luogo alla più grande consultazione pubblica mai sperimentata nel nostro Paese.
Non perdiamo questa occasione! Siamo noi ad alzarci tutte le mattine cercando di apprendere qualche lezione, non solo dai professori, ma da tutte quelle persone con le quali ogni giorno ci confrontiamo e che contribuiscono a creare gli uomini e le donne che siamo. Siamo noi che non abbiamo la possibilità di usare palestre e laboratori perché le strutture sono troppo spesso fatiscenti o perché non vengono assunti i vari tecnici specializzati.
Facciamo sentire la nostra voce perché è proprio vero che infondo La Buona Scuola #LARACCONTIAMONOI

Partecipa anche tu, contatta i GD del tuo territorio, o invia una mail con la tua idea a gdtoscana@gmail.com

Beatrice Bandini

martedì 30 settembre 2014

"Organizzare, al più presto, un dibattito pubblico sul Jobs Act"

"Stamattina ho sollecitato la Segreteria Comunale del Partito Democratico di Scandicci circa la necessità di organizzare, al più presto, un incontro con iscritti e "simpatizzanti" per parlare della riforma del mercato del lavoro.

La discussione politica non può restare un patrimonio circoscritto alla Direzione Nazionale: urge, quanto prima, approfondire la conoscenza del Jobs Act ed entrare nel merito della questione, che in questi giorni di polemica durissima si è purtroppo perso.

Senza discussione e confronto, a tutti i livelli di partito, la dialettica democratica interna è impossibile e si arena nel deserto della strafottenza delle parti. Non solo: una conoscenza approfondita sulla riforma del mercato del lavoro consentirebbe agli iscritti ed ai militanti di sostenere un dibattito democratico di migliore qualità con cittadini appartenenti ad altre forze politiche.

Alla luce della lacerazione interna del PD occorre, oggi più che mai, riabituarci al sano confronto ed alla critica costruttiva: una discussione sul Jobs Act potrebbe essere un'ottima occasione di confronto".

Niccolò Biondi, Segretario dei Giovani Democratici di Scandicci

mercoledì 21 maggio 2014

Difesa comune: un esercito europeo

L'idea di una Forza Armata Comune per gli Stati dell'Unione Europea è viene da molto lontano: è datata addirittura 1950, quando l’Italia, nella figura del Ministro Carlo Sforza, lanciò la proposta, che non piacque molto agli USA che temevano un allontanamento dalla NATO, costruita pochi anni prima.
L’idea fu inizialmente accolta bene dagli Stati europei, ma poi successivamente bocciata dall'Assemblea Francese, che temeva un parziale riarmo tedesco (dopo la Secondo Guerra Mondiale la Germania era impossibilitata ad avere un esercito nazionale). Inoltre, poco prima della votazione dell’Assemblea, morì Stalin (5 marzo 1953) e con lui si attenuò il conflitto Est-Ovest rendendo meno urgente un riarmo Europeo.

L’idea di una difesa comune e di un efficientamento della spesa militare, comunque, non è mai stata abbandonata, come si capisce da una clausola del Trattato di Bruxelles (1953) poi ripresa anche dal più recente Trattato di Lisbona (entrato in vigore il 1º dicembre 2009), dove si dice: «La politica estera e di difesa comune deve includere la progressiva formazione di una politica di sicurezza comune. Ciò condurrà ad una difesa comune, quando il Consiglio Europeo, agendo unanimemente, deciderà così.» (TUE, articolo 27)

Questo sviluppo è stato auspicato a più riprese da molti esponenti politici di tutti i maggiori stati europei, in quanto l'Europa è seconda solo agli Stati Uniti per spesa militare: la gestione comunitaria delle forze armate troverebbe garantirebbe maggiore efficienza e sostanziali risparmi, nonché una diversa e ben maggiore autorevolezza dell’UE nello scacchiere geopolitico mondiale. La necessità di una forza armata comune è stata ulteriormente messa in luce dalla crisi Ucraina, dove l'Unione Europea ha dimostrato debolezza ed incapacità a farsi rispettare dalla Russia.

L'unico risultato raggiunto finora è stato quello della costituzione del Helsinki Headline Goal (Obiettivo Primario di Helsinki), progetto nato nel corso di una seduta del Consiglio Europeo del dicembre 1999 con l'obiettivo di dotare l'unione di uno strumento militare unico entro il 2003.
L'idea di creare una forza armata unica europea suscitò immediatamente grande interesse nell'opinione pubblica.
Con un anno di ritardo sul programma, il 22 novembre 2004 è stato raggiunto un accordo formale e le European Rapid Reaction Force (Forze di reazione rapida europea) sono attive con 60.000 uomini dispiegabili in teatro fino ad un anno dal 2007.

Con il pieno raggiungimento degli obiettivi primari di Helsinki, il Consiglio europeo nel giugno 2004 ha fissato un nuovo obiettivo primario denominato "Headline Goal 2010" (obiettivo primario del 2010) con l'intento di potenziare le capacità europee nella gestione delle crisi e nella proiezione delle forze.
.Tra le principali missioni previste figurano:
  • missioni umanitarie di soccorso in caso di calamità o di evacuazione in zona di crisi;
  • operazioni di disarmo e controllo degli armamenti;
  • lotta al terrorismo internazionale anche in sostegno a Paesi terzi;
  • operazioni di peacekeeping e assimilate;
  • operazioni di combattimento.
Probabilmente nei prossimi anni ci auspichiamo una presa di decisone definitiva, anche indicata dall’indirizzo politico che otterrà il Parlamento Europeo a partire dalle prossime elezione del 25 maggio.
Questa questione lasciata in sospeso da troppo tempo deve trovare una soluzione ottimale che possa anche porre l'Unione Europea al giusto posto nello scacchiere mondiale e non da solita pedina degli Stati Uniti.


Lapo Pastacaldi

mercoledì 14 maggio 2014

Le istituzioni europee


Le principali istituzioni europee sono tre : il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.

PARLAMEN
TO EUROPEO
- Il Parlamento europeo è l'assemblea legislativa dell'Unione europea. Essa svolge una funzione di controllo ed è l'unica istituzione europea a essere eletta direttamente dai suoi cittadini. Insieme al Consiglio dell'Unione europea, costituisce una delle due camere che esercitano il potere legislativo nell'Unione.
Il Parlamento europeo dispone di tre sedi: BruxellesStrasburgo e Lussemburgo. Le sessioni plenarie si svolgono sia a Bruxelles sia a Strasburgo, mentre le riunioni delle commissioni si svolgono sempre a Bruxelles. Lussemburgo è invece la sede del Segretariato generale del Parlamento europeo.
Per numero di votanti, più di 388 milioni, esso è la seconda più grande assemblea parlamentare al mondo tra quelle scelte tramite elezioni democratiche, dopo la Camera del Popolo dell'India. Ogni cinque anni a partire dal 1979, si tengono le elezioni contemporaneamente in tutti gli stati membri per eleggere gli eurodeputati, attualmente 766 che rappresentano circa 500 milioni di abitanti.
Le settime elezioni si sono tenute dal 4 al 7 giugno 2009, le prossime si svolgeranno il 25 Maggio 2014.

CONSIGLIO EUROPEO -
Il Consiglio europeo è un organo che si riunisce periodicamente per esaminare le principali problematiche del processo di integrazione europea. Con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1º dicembre 2009, è una delle istituzioni dell'Unione europea e ha un presidente, eletto per due anni e mezzo.
Il Consiglio europeo è composto dai capi di Stato o di governo dei paesi membri dell'Unione europea e dal Presidente del Consiglio europeo che ne presiede le sessioni; inoltre partecipa senza diritto di voto il Presidente della Commissione europea. La scelta tra capo di stato e di governo, quale rappresentante dello stato membro nelle sedute del Consiglio europeo, è definita dall'ordinamento del singolo stato in relazione alle peculiarità del sistema istituzionale: per tale motivo, in rappresentanza dell'Italia prende parte alle riunioni il presidente del Consiglio dei ministri, capo di governo, mentre in rappresentanza della Francia il presidente della Repubblica, capo di stato.

Parlamento europeo e Consiglio dell'Unione europea, nell'ambito della procedura legislativa ordinaria approvano i progetti di atto legislativo proposti dalla Commissione europea. Fermo restando l'esclusivo potere di iniziativa legislativa in capo alla Commissione, il Parlamento europeo detiene un potere di "iniziativa dell'iniziativa" nei confronti della Commissione, attraverso una delibera a maggioranza assoluta.

COMMISSIONE EUROPEA - La Commissione europea è l’organo esecutivo e promotore del processo legislativo dell’Unione europea . È composta da un delegato per ogni stato membro: a ciascun delegato è tuttavia richiesta la massima indipendenza dal governo nazionale che lo ha indicato.
La Commissione rappresenta e tutela gli interessi dell'Unione europea nella sua interezza; avendo il monopolio del potere di iniziativa legislativa, propone l'adozione degli atti normativi comunitari, la cui approvazione ultima spetta al Parlamento europeo e al Consiglio dell'Unione Europea; è responsabile inoltre dell'attuazione delle decisioni politiche da parte degli organi legislativi, gestisce i programmi UE e la spesa dei suoi fondi.

ELEZIONI EUROPEE 2014: COSA CAMBIA – Fino all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, avvenuta il 1° dicembre 2009, l’Unione Europea soffriva di un notevole problema di democraticità: il Presidente della Commissione europea, infatti, veniva designato dai Capi di Stato dei membri dell’Unione, e non aveva responsabilità di fronte al Parlamento. Dalle elezioni del prossimo 25 Maggio, invece, il Presidente è designato dai gruppi parlamentari: si è avuta, cioè, una evoluzione delle istituzioni europee verso un sistema democratico parlamentare (presidente riceve il mandato da parte del Parlamento, è responsabile di fronte ad esso e da esso sfiduciabile).
Questa svolta permette, per la prima volta, la formazione di una linea politica europea su basi realmente democratiche. Il Partito Democratico, entrato nel Partito Socialista Europeo (PSE) sostiene il candidato Martin Schulz, con cui ci auguriamo di dare una svolta politica progressista all’Europa.

giovedì 8 maggio 2014

Una coscienza europea

Nel corso dei secoli si è più volte affacciata agli spiriti più sensibili d’Europa la consapevolezza che il nostro continente costituisce un’individualità storica sufficientemente definita, una civiltà distinta, resa unitaria da affini legami culturali e motivazioni politiche.

Con il crescente impulso di aspirazioni pacifiche e la consapevolezza che l’Europa delle sovranità nazionali dovesse essere superata se si volevano impedire nuove catastrofi, avvenne il rilancio dell’europeismo, prima per motivi puramente economici poi con l’intento di favorire comunicazione e collaborazione tra gli stati della comunità. Se sulla carta l’Unione Europea è il risultato di un lungo cammino storico, gli apparati politici che la gestiscono sono ancora giovani, forse troppo per riuscire a portare a compimento decisioni importanti che spesso vengono soggettivate con richieste egoistiche dei singoli stati. Questa frammentarietà rende l’Unione Europea non ancora in grado di parlare al mondo, in ogni circostanza, con una sola voce [cit. Ciampi ]; tuttavia è sempre più pressante la necessità di creare un’interpretazione unitaria dei suoi ideali. Essendo l’Europa formata da stati e gli stati costituiti da persone è proprio da queste ultime che deve nascere la volontà di intraprendere un percorso di unificazione prendendo in considerazione non solo le numerose affinità che i vari paesi del nostro continente possiedono, ma anche e soprattutto le diverse tradizioni culturali che fanno parte del nostro retaggio e che ci sono invidiate da tutto il mondo.

Come di un grande mosaico si apprezza la bellezza dell’immagine solo grazie alla complessità degli elementi che lo costituiscono, così siamo proprio noi cittadini che dobbiamo convincerci che è l’unione a fare la forza. Se un singolo stato è niente in confronto alle superpotenze asiatiche ed americane, un organismo che conta 28 paesi al suo interno è certamente più solido sullo scenario mondiale in quanto potenzialmente in grado di prendere decisioni. Abbiamo la certezza che è solo attraverso la coscienza e la libertà di pensiero e parola che ognuno di noi si guadagna il diritto di vivere come meglio crede. Nel corso degli anni è stato sempre sostenuto che uomini e donne ordinari non siano in grado di gestire i propri interessi e che l’ordine e il progresso possano svilupparsi solamente sotto la guida di potenti, e a volte non sufficientemente preparati, sovrani. Tuttavia sono state proprio le persone che negli anni ’50, dopo le tragedie della guerra, hanno compreso che solo con l’instaurazione di un dialogo pacifico sarebbero state superate quelle differenze che avevano fino ad allora diviso i popoli. Sono state le persone che, invece di accentuare il divario esistente con gli altri paesi, hanno creato punti di accordo in grado di unire gli stati. 28 paesi, 503 milioni di abitanti. Partiamo da loro per creare quel sogno europeo frutto di due guerre mondiali e di 60 milioni di vittime.

Abbiamo fatto l’Europa, ora facciamo gli europei.



  Beatrice Bandini 
GD Scandicci

mercoledì 26 febbraio 2014

Progetto Giovani Sì - Aiuto per gli affitti

Il giorno mercoledì 19 febbraio abbiamo avuto un incontro con Paolo Bambagioni, consigliere regionale del Partito Democratico, e Francesco Dei, responsabile della Regione Toscana per il progetto Giovani Sì.

Nato nel 2011, il progetto Giovani Sì abbraccia il mondo giovanile a trecentosessanta gradi, con iniziative che spaziano dal servizio civile all'aiuto per l'affitto fino all'incentivo per l'imprenditoria giovanile.
Per informazioni sulle opportunità ed i bandi aperti, invitiamo a consultare il sito ufficiale raggiungibile al seguente indirizzo web: http://www.giovanisi.it/

L'incontro si è concentrato sul progetto di aiuto per gli affitti, che aiuta giovani dai 18 ai 34 anni ad “uscire di casa”, con aiuti fino a 350 € all'anno per 3 anni. Per usufruire di questo incentivo bisogna rispettare i requisiti specificati nel bando, che ha cadenza semestrale. Il bando attualmente aperto scade il giorno 28/02/2014

E' possibile consultare i requisiti per usufruire dell'aiuto a questo indirizzo: http://www.giovanisi.it/2014/01/15/casa-bando-per-il-contributo-allaffitto-scadenza-28-febbraio-2014/

Le richieste a norma di bando godono di una copertura del 100%: fino ad oggi tutti coloro che avevano i requisiti hanno ricevuto gli aiuti previsti. Come si può leggere al link sopra indicato, il progetto riguarda l'affitto non di singole stanze ma di una intera abitazione. Non possono dunque usufruirne gli studenti fuorisede, ma è utilissima per chi, avendo formato una coppia fissa e affacciandosi sul mondo del lavoro, decide di uscire di casa e vivere insieme stabilmente per un minimo di tre anni per porre le basi per un futuro condiviso. Escludendo il lato romantico, si può anche decidere di prendere casa con amici, sempre con la certezza che gli inquilini non cambino durante i 3 anni.

La Toscana vi aiuta, se state progettando di uscire di casa non potete lasciarvi sfuggire questa occasione.



Lapo Pastacaldi, Giovane Democratico 


mercoledì 22 gennaio 2014

No alle slot machines nel Comune di Scandicci: cominciamo dalle Case del Popolo

La nostra società è afflitta da un problema gravissimo: la ludopatia, una patologia di cui soffrono oltre 800 mila cittadini e che si aggrava terribilmente nei periodi di crisi economica. Il richiamo del gioco d'azzardo, con le sue promesse di facili e veloci guadagni, è più forte proprio laddove è maggiore il rischio di perdere il lavoro e di cadere in una condizione di povertà: il pericolo, tuttavia, è quello di finire sul lastrico e di cadere nelle mani della malavita e dell'usura. 

I Giovani Democratici di Scandicci intendono esprimere un deciso NO! alla presenza di slot machines nel territorio del Comune. È assolutamente intollerabile una situazione in cui decine di famiglie vanno in rovina a causa del gioco d'azzardo: è necessaria una profonda rivoluzione culturale, che porti gli esercizi commerciali a rifiutare un facile guadagno a spese di nostri concittadini. 


Invitiamo ufficialmente le Case del Popolo presenti nel Comune di Scandicci a dare l'esempio alla cittadinanza, togliendo dai propri edifici tutte le slot machines presenti, così da cessare di essere causa di rovina di intere famiglie e recuperare il ruolo sociale e solidale di un tempo. 

Noi Giovani Democratici, comunque, non intendiamo limitarci alla critica: intendiamo confrontarci con le Case del Popolo e collaborare attivamente a progetti che rendano possibile la sopravvivenza economica di queste strutture, assolutamente imprescindibili in una comunità che aspiri ai valori del sociale e della solidarietà.