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venerdì 1 novembre 2019

Il popolo cileno si è risvegliato.


Dopo anni di soprusi economici, sociali e civili in Cile rinasce la rivoluzione e sta accadendo proprio adesso, davanti agli occhi di tutto il mondo .
Trent'anni di ingiustizie, corruzione, abusi, menzogne hanno caratterizzato una condizione passivamente accettata, dopo tutto si tratta di 27 anni di prigionia, di vera e propria dittatura.
La storia sembra quasi ripetersi, ma stavolta il popolo non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa e ha un obiettivo: quello di conquistare veri diritti, una nuova costituzione (quella attuale è ancora strumento della dittatura!)
Sembrava incredibile che la popolazione si potesse accontentare del minimo, delle fake news, di convivere nella corruzione,non rendendosi conto quanto le situazioni nella Storia si ripetano, seppur diversamente.
Qualche settimana fa arrivai a casa e mia mamma era al cellulare con mio zio, sembrava agitata; ho acceso la TV e ho visto un servizio su SkyTg di giusto qualche secondo “disordini in Cile per l’aumento del costo del biglietto della metro”, venivano affiancate immagini del palazzo dell’Enel nella capitale in fiamme. La prima reazione è stata “ma sono impazziti? cosa sta accadendo?”
Sta accadendo ciò che doveva accadere, il quadro politico è complesso e viene più semplice spiegarlo con una metafora.
Prendiamo un iceberg: la punta che si vede al di fuori del mare rappresenta l’aumento di prezzo dei mezzi pubblici (la goccia che ha fatto traboccare il vaso), il sistema di tassazione non progressivo e al vantaggio dei ceti più ricchi; mentre tutto ciò che sta sotto è ciò che realmente ha risvegliato il popolo cileno, e che li ha spinti a lottare per i propri diritti. Il Cile è infatti uno dei paesi più ricchi dell’America Latina, ma è anche uno dei paesi con le maggiori diseguaglianze sociali tra i 36 membri dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Parliamo di un popolo che da più di 30 anni ha uno tra i peggiori sistemi scolastici esistenti ed è il più caro del Sud America.
Parliamo di un Paese dove è in crisi il sistema pensionistico, la pensione media è di 200 dollari mensili e dove il salario minimo per un lavoro nella norma è di 400 dollari mensili. Parliamo di situazioni lavorative precarie, di un sistema sanitario scarso e caro.
Un Paese dove il salario dei politici è 33 volte maggiore dello stipendio del lavoratore medio.
Solo nel 1990 il Cile é uscito da una dittatura di carattere fascista durata 27 ANNI.  Dopo una rivoluzione per i diritti com'è possibile che siano tornati i carri armati per le strade, il coprifuoco? Come possiamo spiegarci che sia tornato un governo ottuso, conservatore, repressivo? Quella rivoluzione tanto combattuta è fallita alla sua nascita?
Finalmente dopo anni di precarietà, dove tanti governi di diverso orientamento si sono succeduti senza risolvere niente, il popolo cileno si è svegliato con un semplice gesto di ribellione da parte di giovani studenti che qualche settimana fa hanno iniziato a saltare le porte della metro per non pagare il biglietto, che ha subito un caro prezzi esorbitante
Da quando l’attuale presidente Sebastián Piñera é in carica (dal marzo 2018) il prezzo dei trasporti è infatti aumentato 3 volte, per un un totale del 76% di aumento di prezzo dal 2007, un dato rilevante se si pensa che nel frattempo i salari sono rimasti gli stessi.
Un esempio per far capire quanto sia grave la situazione:  in una comune vicino la capitale, Pirque, il biglietto del bus andata e ritorno costa 2.10$, mentre quello della metro 2.20$; se una persona prende tutti i giorni i mezzi per andare a lavoro spende 128$, più della metà di una pensione, solo per recarsi e ritornare dal posto di lavoro.
Questo è solo uno dei tanti motivi elencati sopra per cui oggi i cileni si ritrovano a protestare in piazza.
Ció che mi ha sorpreso di più appena ho visto il servizio è che non si é parlato dei problemi che ha il Paese, ma solo dei disordini che stavano accadendo, senza una spiegazione, come se Le persone fossero impazzite per un biglietto un po’ più caro e avesse iniziato a dare fuoco ad edifici.
È molto di più di questo, se si vuole un cambiamento così grande non si può stare a braccia conserte ne ad aspettare che la situazione migliori da sola, la protesta è giusta anche se in mezzo alla lotta relativamente pacifica c’è chi se ne approfitta, infiltrati che rubano e saccheggiano supermercati.
Pochi giorni dopo l’inizio delle manifestazioni  di massa e dopo i primi segnali di disagio (edifici in fiamme,ecc) il Presidente ha dato l’ordine di fermare ogni tipo di libera manifestazione e protesta per le strade e ha messo il coprifuoco, aumentando il terrore mettendo carri armati e militari per le strade della capitale e delle città dove il disordine era alto. Ma le proteste non cessano da parte nessuno, e con nessuno si intende anche coloro che avevano votato Piñera.
L’atmosfera di repressione ma di rivoluzione porta a pensare a Salvador Allende e a coloro che hanno scritto e cantato canzoni contro la dittatura e a favore dell’ultimo governo prima del golpe, come Victor Jara, Violeta Parra, gli Inti Illimani, canzoni come “El pueblo unido”, un po’ come la nostra “Bella ciao”, vengono intonate e urlate a squarcia gola in tutto il paese.
É ovvio che ciò che sta accadendo non è paragonabile (in termini di vittime) al colpo di Stato e alla  dittatura di Pinochet (durata dal settembre 1963 al 1990), dove si calcola che le vittime dei militari furono circa  3508 (2300 assassinati o giustiziati, 1.210 sparizioni forzate, desaparecidos...) e 28000 vittime di tortura, di persecuzione, esilio forzato o prigionieri politici , per un totale di circa 31.000-32.000 persone vittime a vario titolo del regime, portati a 40.018 tra morti e perseguitati, secondo un computo del 2011.
Ma con la rivoluzione in corso parliamo comunque di 142 morti fino ad oggi, di 12 presenti abusi su donne, e sopratutto di decisioni molto simili a quelle che erano state prese nel 1973.
Molti non capiscono che ciò che si intende quando si dice “la storia si sta ripetendo” è che la stessa gente che oggi protesta per una vita migliore e che vede i carri armati per le strade, é la stessa che 30 anni fa doveva bruciare libri in casa per non essere arrestato, aveva il coprifuoco e il terrore dei militari; è la stessa che ha perso il marito, il fratello, o il figlio, perché ucciso o scomparso.
Oggi il Cile è sveglio per questo: nonostante la democrazia sia tornata 29 anni fa, i governi, sia di destra che di sinistra, non hanno tratto vantaggio  le risorse del paese (come il rame, sfruttato dagli USA fin dai tempi della dittatura) ne garantito ill popolo di un sistema sociale funzionante e dignitoso (scuola,sanità,pensioni...). Si parla di rivoluzione perché per la prima volta in piazza Italia (a Santiago) venerdì 25 ottobre 2019 oltre  un milione di persone hanno marciato, si parla di rivoluzione perché i cileni stanno lottando con tutte le proprie forze per avere ciò che da tempo li spetta, rompendo ogni regola imposta.
Vorrei tanto essere lì, a lottare con loro, con la mia famiglia, per i diritti di tutto il Paese che rappresenta le mie origini, il mio sangue; in questi giorni il ritornello “El pueblo, unido, jamás será vencido” rimbomba nella mia testa più che mai.

Alexandra Scardino Soto



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