Dopo anni di soprusi economici, sociali e civili in Cile
rinasce la rivoluzione e sta accadendo proprio adesso, davanti agli occhi di
tutto il mondo .
Trent'anni di ingiustizie, corruzione, abusi, menzogne hanno
caratterizzato una condizione passivamente accettata, dopo tutto si tratta di
27 anni di prigionia, di vera e propria dittatura.
La storia sembra quasi ripetersi, ma stavolta il popolo non
ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa e ha un obiettivo: quello di
conquistare veri diritti, una nuova costituzione (quella attuale è ancora strumento
della dittatura!)
Sembrava incredibile che la popolazione si potesse
accontentare del minimo, delle fake news, di convivere nella corruzione,non
rendendosi conto quanto le situazioni nella Storia si ripetano, seppur
diversamente.
Qualche settimana fa arrivai a casa e mia mamma era al
cellulare con mio zio, sembrava agitata; ho acceso la TV e ho visto un servizio
su SkyTg di giusto qualche secondo “disordini in Cile per l’aumento del costo
del biglietto della metro”, venivano affiancate immagini del palazzo dell’Enel
nella capitale in fiamme. La prima reazione è stata “ma sono impazziti? cosa
sta accadendo?”
Sta accadendo ciò che doveva accadere, il quadro politico è
complesso e viene più semplice spiegarlo con una metafora.
Prendiamo un iceberg: la punta che si vede al di fuori del
mare rappresenta l’aumento di prezzo dei mezzi pubblici (la goccia che ha fatto
traboccare il vaso), il sistema di tassazione non progressivo e al vantaggio
dei ceti più ricchi; mentre tutto ciò che sta sotto è ciò che realmente ha
risvegliato il popolo cileno, e che li ha spinti a lottare per i propri
diritti. Il Cile è infatti uno dei paesi più ricchi dell’America Latina, ma è
anche uno dei paesi con le maggiori diseguaglianze sociali tra i 36 membri
dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Parliamo di un popolo che da più di 30 anni ha uno tra i
peggiori sistemi scolastici esistenti ed è il più caro del Sud America.
Parliamo di un Paese dove è in crisi il sistema
pensionistico, la pensione media è di 200 dollari mensili e dove il salario
minimo per un lavoro nella norma è di 400 dollari mensili. Parliamo di
situazioni lavorative precarie, di un sistema sanitario scarso e caro.
Un Paese dove il salario dei politici è 33 volte maggiore
dello stipendio del lavoratore medio.
Solo nel 1990 il Cile é uscito da una dittatura di carattere
fascista durata 27 ANNI. Dopo una
rivoluzione per i diritti com'è possibile che siano tornati i carri armati per
le strade, il coprifuoco? Come possiamo spiegarci che sia tornato un governo
ottuso, conservatore, repressivo? Quella rivoluzione tanto combattuta è fallita
alla sua nascita?
Finalmente dopo anni di precarietà, dove tanti governi di
diverso orientamento si sono succeduti senza risolvere niente, il popolo cileno
si è svegliato con un semplice gesto di ribellione da parte di giovani studenti
che qualche settimana fa hanno iniziato a saltare le porte della metro per non
pagare il biglietto, che ha subito un caro prezzi esorbitante
Da quando l’attuale presidente Sebastián Piñera é in carica
(dal marzo 2018) il prezzo dei trasporti è infatti aumentato 3 volte, per un un
totale del 76% di aumento di prezzo dal 2007, un dato rilevante se si pensa che
nel frattempo i salari sono rimasti gli stessi.
Un esempio per far capire quanto sia grave la
situazione: in una comune vicino la
capitale, Pirque, il biglietto del bus andata e ritorno costa 2.10$, mentre
quello della metro 2.20$; se una persona prende tutti i giorni i mezzi per
andare a lavoro spende 128$, più della metà di una pensione, solo per recarsi e
ritornare dal posto di lavoro.
Questo è solo uno dei tanti motivi elencati sopra per cui
oggi i cileni si ritrovano a protestare in piazza.
Ció che mi ha sorpreso di più appena ho visto il servizio è
che non si é parlato dei problemi che ha il Paese, ma solo dei disordini che
stavano accadendo, senza una spiegazione, come se Le persone fossero impazzite
per un biglietto un po’ più caro e avesse iniziato a dare fuoco ad edifici.
È molto di più di questo, se si vuole un cambiamento così
grande non si può stare a braccia conserte ne ad aspettare che la situazione
migliori da sola, la protesta è giusta anche se in mezzo alla lotta
relativamente pacifica c’è chi se ne approfitta, infiltrati che rubano e saccheggiano
supermercati.
Pochi giorni dopo l’inizio delle manifestazioni di massa e dopo i primi segnali di disagio
(edifici in fiamme,ecc) il Presidente ha dato l’ordine di fermare ogni tipo di
libera manifestazione e protesta per le strade e ha messo il coprifuoco,
aumentando il terrore mettendo carri armati e militari per le strade della
capitale e delle città dove il disordine era alto. Ma le proteste non cessano
da parte nessuno, e con nessuno si intende anche coloro che avevano votato
Piñera.
L’atmosfera di repressione ma di rivoluzione porta a pensare
a Salvador Allende e a coloro che hanno scritto e cantato canzoni contro la
dittatura e a favore dell’ultimo governo prima del golpe, come Victor Jara,
Violeta Parra, gli Inti Illimani, canzoni come “El pueblo unido”, un po’ come
la nostra “Bella ciao”, vengono intonate e urlate a squarcia gola in tutto il
paese.
É ovvio che ciò che sta accadendo non è paragonabile (in
termini di vittime) al colpo di Stato e alla
dittatura di Pinochet (durata dal settembre 1963 al 1990), dove si
calcola che le vittime dei militari furono circa 3508 (2300 assassinati o giustiziati, 1.210
sparizioni forzate, desaparecidos...) e 28000 vittime di tortura, di
persecuzione, esilio forzato o prigionieri politici , per un totale di circa
31.000-32.000 persone vittime a vario titolo del regime, portati a 40.018 tra
morti e perseguitati, secondo un computo del 2011.
Ma con la rivoluzione in corso parliamo comunque di 142
morti fino ad oggi, di 12 presenti abusi su donne, e sopratutto di decisioni
molto simili a quelle che erano state prese nel 1973.
Molti non capiscono che ciò che si intende quando si dice
“la storia si sta ripetendo” è che la stessa gente che oggi protesta per una
vita migliore e che vede i carri armati per le strade, é la stessa che 30 anni
fa doveva bruciare libri in casa per non essere arrestato, aveva il coprifuoco
e il terrore dei militari; è la stessa che ha perso il marito, il fratello, o
il figlio, perché ucciso o scomparso.
Oggi il Cile è sveglio per questo: nonostante la democrazia
sia tornata 29 anni fa, i governi, sia di destra che di sinistra, non hanno
tratto vantaggio le risorse del paese
(come il rame, sfruttato dagli USA fin dai tempi della dittatura) ne garantito
ill popolo di un sistema sociale funzionante e dignitoso
(scuola,sanità,pensioni...). Si parla di rivoluzione perché per la prima volta
in piazza Italia (a Santiago) venerdì 25 ottobre 2019 oltre un milione di persone hanno marciato, si
parla di rivoluzione perché i cileni stanno lottando con tutte le proprie forze
per avere ciò che da tempo li spetta, rompendo ogni regola imposta.
Vorrei tanto essere lì, a lottare con loro, con la mia
famiglia, per i diritti di tutto il Paese che rappresenta le mie origini, il
mio sangue; in questi giorni il ritornello “El pueblo, unido, jamás será
vencido” rimbomba nella mia testa più che mai.
Alexandra Scardino Soto
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