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mercoledì 26 novembre 2014

Dove trovare i fondi per tutti?


Una sentenza della Corte di giustizia europea, emessa questa mattina, ha stabilito che il Governo italiano deve assumere almeno 250 mila docenti precari che in questi anni sono stati assunti con contratti a tempo determinato. Tali contratti sono ritenuti illegittimi rispetto alle norme europee e perciò i precari che hanno superato i trentasei mesi di insegnamento a scuola devono essere assunti oppure risarciti
Il Governo ha già manifestato, nella ‪#‎buonascuola‬, l'intenzione di assumere a tempo indeterminato a Settembre 2015 circa 148.100 docenti, più altri 40.000 circa tra il 2016 ed il 2019 attraverso un Concorso nazionale.
La sentenza della Corte europea scompagina le carte sul tavolo: sono infatti almeno 70 mila i docenti in più da assumere, per una spesa pubblica che ammonta a circa 1.5 - 2 miliardi di euro per i prossimi 10 anni.

Assumere tutti i precari della scuola italiana consentirebbe di risolvere, una volta per tutte, il gravissimo problema delle "classi - pollaio" (classi con circa 30 studenti) creato dalla Riforma Gelmini, assolutamente ingestibili per i professori e causa di perdita di efficienza ed efficacia (meno approfondimenti nelle materie, valutazioni della preparazione degli studenti più grossolana, ecc.) per il nostro sistema scolastico.
Dove trovare i fondi? Ogni anno lo Stato italiano spende 500 milioni di euro circa per finanziare gli istituti paritari: questa spesa, assolutamente ingiustificata (le paritarie italiane sono le peggiori d'Europa e sono coinvolte in continui scandali), sia dirottata sulla scuola statale, garantendo un fondo di 5 miliardi di euro (prossimi 10 anni) per finanziare l'assunzione di tutti i docenti precari.

Niccolò Biondi

venerdì 21 novembre 2014

Dietro i computer ci sono persone








Aveva provato a chiedere aiuto ma nessuno le aveva risposto.

Ci aveva provato sfruttando la globalità del social network più conosciuto ma nonostante i nove " Mi Piace " non c'è stata persona che sia riuscita a cogliere il suo grido disperato.
Rilette oggi, quelle poche parole scritte su Facebook dall'indifesa adolescente, suonano come una drammatica profezia : "C'è tempo fino a stasera, stasera e basta, domani se ne vedranno le conseguenze". Martina, 16 anni, era scappata da casa Domenica 9 Novembre, le vane ricerche, durate più di una settimana hanno portato al ritrovamento del corpo della giovane nella mattinata di Martedì.
Il tempo di postare tutto su Internet mandare un messaggio di addio alle amiche e scappare, andarsene da casa nel cuore della notte spegnendo immediatamente il telefono e poco dopo la sua stessa vita.
Non le è servito scrivere il suo dolore ed il suo disagio, i suoi post sono passati inosservati, considerati uno tra i tanti, ed invece le conseguenze di quelle parole si sono viste davvero. Martina lascia questo mondo non ancora donna, non ancora in grado di capire che i momenti di tristezza ci sono per tutti, ma la forza sta nel superarli scegliendo le persone da avere accanto, quelle persone capaci di strapparti un sorriso anche quando hai il viso rigato dalle lacrime. Sorge spontaneo chiedersi se davvero l'uso quotidiano di questi social network abbia portato ad un menefreghismo totale su ciò che viene condiviso: l'importante è pubblicare. Non importa cosa scrivi, non importa se dietro quei computer c'è una persona, giovane, anziana, triste, felice, arrabbiata, divertente, alta,bassa, la cosa essenziale è usare Facebook. Il messaggio trasmesso ai teenagers è che tu sei qualcuno solo se hai un profilo, tu non esisti più, tu sei solo quello che pubblichi, ti lascio un "Mi Piace" perchè ho letto ciò che hai scritto non perchè mi interessa come mai lo hai scritto.
Ricordiamoci che noi non siamo solo un profilo, noi siamo uomini e donne capaci di molto di più di quanto crediamo e siamo in grado di provare quelle emozioni che un portatile non può trasmettere. Siamo in grado di guardare un nostro amico negli occhi e chiedergli perchè in questo periodo è giù, perchè ieri ha scritto quello stato, perchè ieri quando gli ho chiesto come stava ha risposto scuotendo la testa. 
Non sto chiedendo qualcosa di utopico, vi sto dicendo solo che se siamo nati principalmente per provare emozioni e per vivere in società, perchè non lo facciamo?
Così magari Martina, nonostante la sua breve vita, avrà contribuito a creare qualcosa di grande.

Beatrice Bandini

giovedì 20 novembre 2014

E adesso tocca a loro!

Con l'incontro di Sabato scorso, "Insieme x #LABUONASCUOLA", Scandicci si è attivata in prima persona per un'analisi combinata studenti/insegnanti sui vari temi proposti dalla riforma. Gli argomenti del workshop si sono concentrati soprattutto sulla discussione di nuove materie integrative e sulla necessità di un potenziamento di quei corsi che nonostante contribuiscano a creare cittadini consapevoli, sono ritenuti marginali dagli stessi docenti.

L'insegnamento dell'Economia nelle scuole è stato sicuramente uno dei temi più discussi poichè sono stati gli studenti ad esprimersi sull'utilità di un eventuale insegnamento di questa materia, almeno una volta a settimana, a livello di scuola secondaria. Lo scopo è quello di contrastare l'analfabetismo finanziario dilagante tra i più giovani ed anche quello di far leva sul senso civico (un cittadino competente nei rudimenti di economia è anche un cittadino che sa compiere una scelta elettorale più autorevole) che da essa scaturisce. E' stato fatto notare che un'educazione basilare, propedeutica all'apprendimento di alcuni concetti fondamentali di ambito economico non è più presente nella scuola italiana, almeno che non si frequentino indirizzi specializzati. L'inserimento della materia aiuterebbe l’interessato anche nella semplice compilazione di bollette o dichiarazione dei redditi.
Si è discusso della necessità di un rafforzamento della materia di Musica nella scuola primaria che favorirebbe la reintroduzione di una vera e propria educazione musicale, attualmente gestita in modo non uniforme e soggetta alle varie interpretazioni degli insegnanti. Così come sarebbe opportuna una riorganizzazione dell'insegnamento di Educazione Fisica nella scuola italiana che, soprattutto a livello di insegnamento primario, è sprovvista totalmente di un'insegnate abilitato e viene lasciata alla mercé dei docenti di Matematica o Italiano, con risultati discutibili. Anche Storia dell'arte, secondo molti è una di quelle materie totalmente danneggiate dalla drastica riduzione delle ore dedicatele. Il "coding" ed il "computeraggio" sono invece ritenute dagli stessi studenti materie di indirizzo fortemente specifico. La responsabilità dell’insegnamento informatico continuerà a ricadere nell'ambito di tecnici informatici-industriali, che saranno in grado di creare produttori digitali, improntati già verso una futura attività lavorativa, questo lo scopo della riforma.
Molti studenti hanno notato che l'inserimento ed il potenziamento delle materie proposte dalla "Buona Scuola" potrebbe sconvolgere l'attuale organizzazione della didattica. La più grande preoccupazione rimane quella della “non attuabilità” della proposta in quanto il sistema scolastico prevede un orario settimanale piuttosto rigido e poco incline all’inserimento di laboratori o materie ritenute superflue. E' previsto comunque un "organico per l'autonomia" che riguarda proprio l'organizzazione delle lezioni di approfondimento. Si prospetta, in certi casi, la necessaria aggiunta di ore al programma dato che non sarebbe possibile integrare tali laboratori al piano studi poiché visti come non fondamentali. Verrebbe a crearsi un sistema simile a quello già in atto negli Stati Uniti dove vengono stabilite delle materie obbligatorie, mentre altre sono lasciate alla libera iniziativa dello studente.
La previsione di un tale sistema scolastico sconvolgerebbe quello tradizionale dello stato italiano, nel quale si è sempre mirato ad una standardizzazione del piano di studi che quindi ha portato ad un difficile inserimento di tutto ciò che era "in più ". Sicuramente le materie integrative che la Buona Scuola propone, non dovrebbero essere ritenute, da qualunque persona con un minimo di senso civico, secondarie. Potremmo tornare a discutere dell’utilità di insegnamenti ormai desueti ( quali Latino e Greco ) comparati a corsi di indubbia efficacia ( primo fra tutti Economia ) ma questo ci porterebbe ad una infinita discussione sul mantenimento della cultura classica come crescita culturale e formativa per lo studente in un mondo che mira sempre più all’esaltazione del futuro e delle tecnologie raffinate lasciando poco spazio alle radici, alla storia, al nostro passato.
Presto vedremo in che direzione sarà in grado di muoversi l'Italia, e riusciremo a capire se Scandicci, con le varie iniziative organizzate in questo mese, è servita a smuovere una situazione cristallizzata da troppo tempo.


Beatrice Bandini

mercoledì 12 novembre 2014

La mia casa è la scuola, aiutatemi a ristrutturarla

Contestata, chiacchierata, guardata con curiosità e anche apprezzata da qualcuno.
La "Buona Scuola" ha soprattutto il pregio di aver, dopo anni, spostato di nuovo la lente sul problema dell'istruzione pubblica.
Dopo i danni della riforma Gelmini, che ha falcidiato indirizzi dimezzandone ore e risorse, questa è la prima vera riforma volta a riportare la scuola al centro dell'attenzione.
Senza voler rattoppare o tagliare alcunché, la buona scuola punta ad un restauro trasversale in tutti gli ambiti dell'istruzione pubblica: dall'assunzione di nuovi insegnanti per garantire agli studenti una maggiore continuità didattica, alla sburocratizzazione di diverse trafile ai confini del ridicolo per arrivare ad un ragionamento sulla didattica, ridando importanza a materie ormai inflazionate, creando un ponte tra la scuola e il dopo, che sia lavoro od università.
A mio avviso è ottimo anche solo che si strutturi una riforma con queste peculiarità.
La reazione tuttavia non è stata di uniforme soddisfazione: molte sono state le critiche, soprattutto da parte degli insegnanti che si vedrebbero valutati ed assunti solo tramite concorso.
In realtá quello che credo ci debba interessare come Giovani Democratici è la reazione degli studenti.
Innanzitutto per poter esprimere un parere sulla riforma bisognerebbe averla letta, cosa che molti non hanno fatto, limitandosi ai volantini dei vari collettivi anti-tutto e al dilagare sul web si assurde dicerie.
In classe mia, durante una lezione autigestita, abbiamo discusso approfonditamente dell'argomento ed io, testo della riforma alla mano, ho corretto e smentito, laddove necessario, quello che era stato travisato (di proposito e non). La classe a quel punto si è divisa e ne è emerso un proficuo dibattito, che è culminato nella visione espressa da una mia compagna di classe che, con un certo fervore, ha dichiarato " Ci dovrebbero ascoltare. Noi non siamo tecnici, ma a scuola ci viviamo ".
La verità è che nonostante tutte le competenze, tutta l'esperienza e la teoria, nessuno sa meglio degli studenti (forse nemmeno gli insegnanti!) cosa vuol dire vivere la scuola con tutte le sue dinamiche interne che contribuiscono a formare gli uomini e le donne che saremo un giorno.
Personalmente apprezzo la riforma e soprattutto il pragmatismo riscontrabile in alcune sue parti; rimango tuttavia convinta che senza gli studenti, senza il loro rispetto e la loro collaborazione, nessuna riforma sarà mai davvero possibile.
L'unica ricetta, l'unica soluzione, è Ascoltare.
Solo così riusciremo a far ripartire questa scuola.

Silvia Pagliai