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venerdì 21 novembre 2014

Dietro i computer ci sono persone








Aveva provato a chiedere aiuto ma nessuno le aveva risposto.

Ci aveva provato sfruttando la globalità del social network più conosciuto ma nonostante i nove " Mi Piace " non c'è stata persona che sia riuscita a cogliere il suo grido disperato.
Rilette oggi, quelle poche parole scritte su Facebook dall'indifesa adolescente, suonano come una drammatica profezia : "C'è tempo fino a stasera, stasera e basta, domani se ne vedranno le conseguenze". Martina, 16 anni, era scappata da casa Domenica 9 Novembre, le vane ricerche, durate più di una settimana hanno portato al ritrovamento del corpo della giovane nella mattinata di Martedì.
Il tempo di postare tutto su Internet mandare un messaggio di addio alle amiche e scappare, andarsene da casa nel cuore della notte spegnendo immediatamente il telefono e poco dopo la sua stessa vita.
Non le è servito scrivere il suo dolore ed il suo disagio, i suoi post sono passati inosservati, considerati uno tra i tanti, ed invece le conseguenze di quelle parole si sono viste davvero. Martina lascia questo mondo non ancora donna, non ancora in grado di capire che i momenti di tristezza ci sono per tutti, ma la forza sta nel superarli scegliendo le persone da avere accanto, quelle persone capaci di strapparti un sorriso anche quando hai il viso rigato dalle lacrime. Sorge spontaneo chiedersi se davvero l'uso quotidiano di questi social network abbia portato ad un menefreghismo totale su ciò che viene condiviso: l'importante è pubblicare. Non importa cosa scrivi, non importa se dietro quei computer c'è una persona, giovane, anziana, triste, felice, arrabbiata, divertente, alta,bassa, la cosa essenziale è usare Facebook. Il messaggio trasmesso ai teenagers è che tu sei qualcuno solo se hai un profilo, tu non esisti più, tu sei solo quello che pubblichi, ti lascio un "Mi Piace" perchè ho letto ciò che hai scritto non perchè mi interessa come mai lo hai scritto.
Ricordiamoci che noi non siamo solo un profilo, noi siamo uomini e donne capaci di molto di più di quanto crediamo e siamo in grado di provare quelle emozioni che un portatile non può trasmettere. Siamo in grado di guardare un nostro amico negli occhi e chiedergli perchè in questo periodo è giù, perchè ieri ha scritto quello stato, perchè ieri quando gli ho chiesto come stava ha risposto scuotendo la testa. 
Non sto chiedendo qualcosa di utopico, vi sto dicendo solo che se siamo nati principalmente per provare emozioni e per vivere in società, perchè non lo facciamo?
Così magari Martina, nonostante la sua breve vita, avrà contribuito a creare qualcosa di grande.

Beatrice Bandini

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