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mercoledì 12 novembre 2014

La mia casa è la scuola, aiutatemi a ristrutturarla

Contestata, chiacchierata, guardata con curiosità e anche apprezzata da qualcuno.
La "Buona Scuola" ha soprattutto il pregio di aver, dopo anni, spostato di nuovo la lente sul problema dell'istruzione pubblica.
Dopo i danni della riforma Gelmini, che ha falcidiato indirizzi dimezzandone ore e risorse, questa è la prima vera riforma volta a riportare la scuola al centro dell'attenzione.
Senza voler rattoppare o tagliare alcunché, la buona scuola punta ad un restauro trasversale in tutti gli ambiti dell'istruzione pubblica: dall'assunzione di nuovi insegnanti per garantire agli studenti una maggiore continuità didattica, alla sburocratizzazione di diverse trafile ai confini del ridicolo per arrivare ad un ragionamento sulla didattica, ridando importanza a materie ormai inflazionate, creando un ponte tra la scuola e il dopo, che sia lavoro od università.
A mio avviso è ottimo anche solo che si strutturi una riforma con queste peculiarità.
La reazione tuttavia non è stata di uniforme soddisfazione: molte sono state le critiche, soprattutto da parte degli insegnanti che si vedrebbero valutati ed assunti solo tramite concorso.
In realtá quello che credo ci debba interessare come Giovani Democratici è la reazione degli studenti.
Innanzitutto per poter esprimere un parere sulla riforma bisognerebbe averla letta, cosa che molti non hanno fatto, limitandosi ai volantini dei vari collettivi anti-tutto e al dilagare sul web si assurde dicerie.
In classe mia, durante una lezione autigestita, abbiamo discusso approfonditamente dell'argomento ed io, testo della riforma alla mano, ho corretto e smentito, laddove necessario, quello che era stato travisato (di proposito e non). La classe a quel punto si è divisa e ne è emerso un proficuo dibattito, che è culminato nella visione espressa da una mia compagna di classe che, con un certo fervore, ha dichiarato " Ci dovrebbero ascoltare. Noi non siamo tecnici, ma a scuola ci viviamo ".
La verità è che nonostante tutte le competenze, tutta l'esperienza e la teoria, nessuno sa meglio degli studenti (forse nemmeno gli insegnanti!) cosa vuol dire vivere la scuola con tutte le sue dinamiche interne che contribuiscono a formare gli uomini e le donne che saremo un giorno.
Personalmente apprezzo la riforma e soprattutto il pragmatismo riscontrabile in alcune sue parti; rimango tuttavia convinta che senza gli studenti, senza il loro rispetto e la loro collaborazione, nessuna riforma sarà mai davvero possibile.
L'unica ricetta, l'unica soluzione, è Ascoltare.
Solo così riusciremo a far ripartire questa scuola.

Silvia Pagliai

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