Pagine

mercoledì 20 novembre 2019

PERCHE' ILARIA CUCCHI HA VINTO

La Direttiva europea del 2012 sulle vittime di reato riporta la parola “rispetto” o qualche suo derivato ben 29 volte:

 “Gli Stati membri assicurano che le vittime siano riconosciute e trattate in maniera rispettosa” (…) “di trattarle con dignità e in modo rispettoso e sensibile”, e via dicendo.

Un affetto straordinario va ad Ilaria Cucchi e ai suoi genitori, che troppo spesso in questi anni hanno subito un trattamento tutt’altro che rispettoso.
Infatti hanno dovuto ricordare all'opinione pubblica, ma molto spesso a quella politica di non essere loro gli accusati, di non essere loro ad aver commesso qualcosa al di fuori della legge e del rispetto per il prossimo. Troppo spesso la vicenda di Stefano Cucchi è stata strumentalizzata dalla politica, portandola fuori dalla  dimensione del Processo e prevenendo ingiustamente qualsiasi tipo di sentenza.

Una parte della politica ha voluto semplificare la vicenda con il semplice fatto che Stefano soffriva di Tossicodipendenza, senza guardare al fatto che una persona è stata maltrattata e uccisa perchè ritenuta colpevole di un illecito.
Nonostante il Principio, fondamentale nel nostro Stato di Diritto, del divieto di autotutela privata, si è voluto ammettere che una persona anche se uccisa fosse comunque colpevole della sua situazione, della sua morte perché colpevole di altri illeciti.
Un concetto assolutamente inaccettabile.

Le percosse verbali usate da esponenti politici, ministri e parlamentari, che dovrebbero nel loro ruolo avere una posizione rispettosa della terzietà del processo e delle sue parti, tutte hanno sempre additato la famiglia cucchi come colpevole.

Ilaria ha vinto, perché ha portato giustizia: per lo Stefano, per la sua Famiglia, per lo Stato e per l'arma dei Carabinieri.

Sono immorali ed inaccettabili le parole dell'Ex Ministro Salvini: "questo dimostra che la droga fa male"; Stefano non è stato ucciso dalla droga, ma dalle percosse di due depravati, la cui condanna è arrivata con 10 anni di ritardo anche per colpa di chi, come lui, di fronte all'evidenza ha preferito fare finta di nulla, ai danni di tutta la famiglia Cucchi, della memoria di Stefano e di tutta quella parte d'Italia che crede nella giustizia, indipendentemente da chi deve essere condannato.

Edoardo Brantschen, resp. org. GD Scandicci
Tommaso Francioli, segretario GD Scandicci

Nessun commento:

Posta un commento