Nel corso dei secoli si è più volte
affacciata agli spiriti più sensibili d’Europa la consapevolezza
che il nostro continente costituisce un’individualità storica
sufficientemente definita, una civiltà distinta, resa unitaria da
affini legami culturali e motivazioni politiche.
Con il crescente impulso di aspirazioni
pacifiche e la consapevolezza che l’Europa delle sovranità
nazionali dovesse essere superata se si volevano impedire nuove
catastrofi, avvenne il rilancio dell’europeismo, prima per motivi
puramente economici poi con l’intento di favorire comunicazione e
collaborazione tra gli stati della comunità. Se sulla carta l’Unione
Europea è il risultato di un lungo cammino storico, gli apparati
politici che la gestiscono sono ancora giovani, forse troppo per
riuscire a portare a compimento decisioni importanti che spesso
vengono soggettivate con richieste egoistiche dei singoli stati.
Questa frammentarietà rende l’Unione Europea non ancora in
grado di parlare al mondo, in ogni circostanza, con una sola voce
[cit. Ciampi ]; tuttavia è sempre più pressante la necessità
di creare un’interpretazione unitaria dei suoi ideali. Essendo
l’Europa formata da stati e gli stati costituiti da persone è
proprio da queste ultime che deve nascere la volontà di
intraprendere un percorso di unificazione prendendo in considerazione
non solo le numerose affinità che i vari paesi del nostro continente
possiedono, ma anche e soprattutto le diverse tradizioni culturali
che fanno parte del nostro retaggio e che ci sono invidiate da tutto
il mondo.
Come di un grande mosaico si apprezza
la bellezza dell’immagine solo grazie alla complessità degli
elementi che lo costituiscono, così siamo proprio noi cittadini che
dobbiamo convincerci che è l’unione a fare la forza. Se un singolo
stato è niente in confronto alle superpotenze asiatiche ed
americane, un organismo che conta 28 paesi al suo interno è
certamente più solido sullo scenario mondiale in quanto
potenzialmente in grado di prendere decisioni. Abbiamo la certezza
che è solo attraverso la coscienza e la libertà di pensiero e
parola che ognuno di noi si guadagna il diritto di vivere come meglio
crede. Nel corso degli anni è stato sempre sostenuto che uomini e
donne ordinari non siano in grado di gestire i propri interessi e che
l’ordine e il progresso possano svilupparsi solamente sotto la
guida di potenti, e a volte non sufficientemente preparati, sovrani.
Tuttavia sono state proprio le persone che negli anni ’50, dopo le
tragedie della guerra, hanno compreso che solo con l’instaurazione
di un dialogo pacifico sarebbero state superate quelle differenze che
avevano fino ad allora diviso i popoli. Sono state le persone che,
invece di accentuare il divario esistente con gli altri paesi, hanno
creato punti di accordo in grado di unire gli stati.
28 paesi, 503 milioni di abitanti.
Partiamo da loro per creare quel sogno europeo frutto di due guerre
mondiali e di 60 milioni di vittime.
Abbiamo fatto l’Europa, ora facciamo
gli europei.
Beatrice Bandini
GD Scandicci
Nessun commento:
Posta un commento