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giovedì 8 maggio 2014

Una coscienza europea

Nel corso dei secoli si è più volte affacciata agli spiriti più sensibili d’Europa la consapevolezza che il nostro continente costituisce un’individualità storica sufficientemente definita, una civiltà distinta, resa unitaria da affini legami culturali e motivazioni politiche.

Con il crescente impulso di aspirazioni pacifiche e la consapevolezza che l’Europa delle sovranità nazionali dovesse essere superata se si volevano impedire nuove catastrofi, avvenne il rilancio dell’europeismo, prima per motivi puramente economici poi con l’intento di favorire comunicazione e collaborazione tra gli stati della comunità. Se sulla carta l’Unione Europea è il risultato di un lungo cammino storico, gli apparati politici che la gestiscono sono ancora giovani, forse troppo per riuscire a portare a compimento decisioni importanti che spesso vengono soggettivate con richieste egoistiche dei singoli stati. Questa frammentarietà rende l’Unione Europea non ancora in grado di parlare al mondo, in ogni circostanza, con una sola voce [cit. Ciampi ]; tuttavia è sempre più pressante la necessità di creare un’interpretazione unitaria dei suoi ideali. Essendo l’Europa formata da stati e gli stati costituiti da persone è proprio da queste ultime che deve nascere la volontà di intraprendere un percorso di unificazione prendendo in considerazione non solo le numerose affinità che i vari paesi del nostro continente possiedono, ma anche e soprattutto le diverse tradizioni culturali che fanno parte del nostro retaggio e che ci sono invidiate da tutto il mondo.

Come di un grande mosaico si apprezza la bellezza dell’immagine solo grazie alla complessità degli elementi che lo costituiscono, così siamo proprio noi cittadini che dobbiamo convincerci che è l’unione a fare la forza. Se un singolo stato è niente in confronto alle superpotenze asiatiche ed americane, un organismo che conta 28 paesi al suo interno è certamente più solido sullo scenario mondiale in quanto potenzialmente in grado di prendere decisioni. Abbiamo la certezza che è solo attraverso la coscienza e la libertà di pensiero e parola che ognuno di noi si guadagna il diritto di vivere come meglio crede. Nel corso degli anni è stato sempre sostenuto che uomini e donne ordinari non siano in grado di gestire i propri interessi e che l’ordine e il progresso possano svilupparsi solamente sotto la guida di potenti, e a volte non sufficientemente preparati, sovrani. Tuttavia sono state proprio le persone che negli anni ’50, dopo le tragedie della guerra, hanno compreso che solo con l’instaurazione di un dialogo pacifico sarebbero state superate quelle differenze che avevano fino ad allora diviso i popoli. Sono state le persone che, invece di accentuare il divario esistente con gli altri paesi, hanno creato punti di accordo in grado di unire gli stati. 28 paesi, 503 milioni di abitanti. Partiamo da loro per creare quel sogno europeo frutto di due guerre mondiali e di 60 milioni di vittime.

Abbiamo fatto l’Europa, ora facciamo gli europei.



  Beatrice Bandini 
GD Scandicci

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